Dopo aver letto attentamente il testo che segue e facendo riferimento a quanto studiato sia in Storia che in Geografia sulla questione Israelo-Palestinese, scrivi delle riflessioni personali per giovedì 18 aprile.
Durante la visita in Israele e nei Territori Occupati, il
presidente Usa ha definito giusta e necessaria la pace. Perché Israele rimanga
uno Stato ebraico serve che nasca una Palestina libera.
Se
le parole potessero smuovere le montagne, non c’è dubbio che
quelle proferite da Barack Obama nella sua prima visita presidenziale in
Israele e nei Territori palestinesi rappresenterebbero una possente leva per
rimuovere quella fatta di diffidenza, ostilità, assenza di coraggio politico,
velleità espansionistiche e avidità di potere che ostruisce il cammino di pace
israelo-palestinese.
Di
certo, il “discorso delle verità” pronunciato dal capo di Stato Usa
davanti a 3 mila giovani israeliani assiepati nel Jerusalem Convention Center è
uno dei più alti tra quelli della sua presidenza. Alto perché politicamente non
reticente e percorso da un concetto di fondo che ha una valenza
storico-politica dirompente.
La
pace, rimarca Obama, non è una concessione, per quanto nobile, che Israele fa
ai palestinesi. È ben altra cosa: è l’unico modo che Israele ha per preservare i
due pilastri su cui si basano la sua identità nazionale e i suoi caratteri
statuali: il pilastro della democrazia e quello dell’ebraicità.
La
pace è giusta, dice ancora Obama, introducendo nell’arena
politica il principio di “giustizia”. “Mettetevi nei loro panni - afferma il
presidente rivolto ai giovani israeliani - guardate il mondo attraverso i loro
occhi: non è giusto che una bambina palestinese non possa crescere in un
proprio Stato e debba convivere con un esercito straniero che ogni singolo
giorno controlla i movimenti dei suoi genitori”.
E
ancora: “Non è giusto che la violenza dei coloni contro i palestinesi rimanga impunita. Non è giusto impedire ai palestinesi di
coltivare le proprie terre; limitare la possibilità di uno studente di
spostarsi all’interno della Cisgiordania, o allontanare le famiglie palestinesi
dalle loro case. La risposta non sta nell’occupazione, né nell’espulsione. Così
come gli israeliani hanno costruito un loro Stato nella loro patria, i
palestinesi hanno il diritto di essere un popolo libero nella propria terra”.
Obama
sa bene che la traduzione di queste affermazioni in strategia politica si scontra con un governo israeliano dove pesa la destra
nazionalista, laica ma non per questo meglio disposta ad ascoltare le ragioni
dell’altro da sé.
La
pace ha bisogno di atti concreti, sia pur non risolutivi;
di accordi interinali capaci, quanto meno, di rendere meno soffocante la
quotidianità di centinaia di migliaia di palestinesi. La pace ha bisogno di
ponti di dialogo e non di “muri” di oppressione (o di bus
"segregazionisti”).
Tuttavia,
le parole hanno un loro peso. Soprattutto
quando raccontano la verità storica; quando mettono popoli e leadership di
fronte alle loro responsabilità. Senza sconti.
In
questo, le parole di Barack Obama escono dalla cronaca per entrare nella storia.
Adatt. da http://temi.repubblica.it/limes/da-obama-il-discorso-della-verita-su-israele-e-palestina/43859